Due degli uomini che hanno occupato la prima posizione nella classifica degli uomini più ricchi del mondo: Bill Gates (nuovamente il più ricco del 2013) e Warren Buffett (il più grande investitore di tutti i tempi) lasceranno oltre il 90% della loro immensa ricchezza a "La Fondazione Bill e Melinda Gates".
Quest'ultima è la più grande fondazione benefica mondiale con un capitale stimato di decine e decine di miliardi di dollari, dedita al miglioramento delle condizioni di vita (povertà estreme e sanità) oltrechè all'educazione scolastica (tecnologie informatiche) nei paesi in via di sviluppo.
Una domanda sorge spontanea. Come mai i due capitalisti sentono così forte il bisogno di elargire nobilmente un così alto patrimonio economico senza averne alcun tornaconto? È pur vero che negli Stati Uniti elargire parte del proprio patrimonio a fondazioni benefiche è per cultura quasi un obbligo morale che una persona arricchita sente di avere nei confronti della società americana, fortemente liberista e permissiva verso l'accumulo di ingenti capitali. Pur tuttavia in questo caso siamo in presenza di elargizioni di somme stratosferiche.
Bill Gates sicuramente passerà alla storia come il maggior benefattore dell'Umanità di tutti i tempi e non di meno Warren Buffett, un investitore divenuto estremamente ricco senza peraltro adottare strategie speculative o azioni a scapito dei suoi competitors. È da evidenziare che il loro gesto è ancora maggiormente da apprezzare considerando che il loro esempio non ha trovato molte adesioni tra gli altri miliardari dell'intero pianeta, che si confermano perciò ancora una volta, degni soci del club di Paperon de' Paperoni.
Ma allora quale è la vera motivazione che spinge ad una generosità tanto nobile? Io credo che persone come loro, partiti dal nulla e che oggi possiedono capitali liquidi ed immobiliari superiori al bilancio di uno Stato, siano prima di tutto uomini e sottolineo la parola uomini, straordinari, che pur potendo possedere "il mondo" non hanno perso il senso della misura.
Uomini eccezionali che hanno compreso che il nostro benessere psico-fisico (ovvero la felicità), sta nel perfetto equilibrio tra l'essere e l'avere, oltre il quale le cose perdono significato. Prova a pensare che senso avrebbe ordinare al ristorante 100 aragoste se a mala pena se ne riesce a mangiare una, e gettare nella spazzatura le altre 99 per il solo gusto di pensare che "tanto me lo posso permettere".
Che senso avrebbe far seguire il proprio carro funebre da un grosso tir pieno di soldi accumulati... magari per tuffarsi nel deposito delle monete sul modello di Paperon de' Paperoni, quando nell'aldilà i soldi sono cartastraccia! A tal proposito è significativa la seguente frase di Buffett: "Probabilmente voi penserete che essere ricchi come me è una gran bella cosa, e vi dirò la verità... non è poi così brutto. Ma il fatto è che dormo sullo stesso materasso su cui dormite voi e mangio gli stessi hamburger che mangiate voi. Potete vivere altrettanto bene rispetto a come vivo io. Io magari vado a mangiare da McDonald un po' più spesso perché ne sono il proprietario e quando esco da questa sala, invece che in auto, torno a casa in jet privato".
La morale della fiaba è che se vuoi diventare ricco non devi perdere il senso dell'equilibrio tra il dare e l'avere, tra l'essere e il possedere, dovrai cioè apprezzare le meraviglie che il possedere del denaro ti consentirà di ottenere ma anche non trascurare i valori universali, non dimenticando che "a chi è stato dato tanto... tanto sarà chiesto". Sei d'accordo?
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